Alimentazione e tumore al colon-retto
06/11/2023

Del rapporto tra alimentazione e prevenzione avevo già parlato in questo articolo e, in particolare, del rapporto tra introito di fibra e prevenzione del tumore al colon in quest’altro contributo.
C’è però differenza nell’ambito della nutrizione oncologica tra il momento della prevenzione e quello dell’intervento, al punto che le indicazioni per le due fasi della presa in carico nutrizionale possono essere apparentemente in contrasto.
Avevo già parlato di alimentazione e tumore al pancreas, di alimentazione e tumore allo stomaco e di alimentazione nei tumori del distretto-testa-collo, che rappresentano situazioni in cui si riscontra spesso malnutrizione energetico-proteica tra i pazienti oncologici.
La quota di pazienti malnutriti per alcune tipologie di cancro è particolarmente elevata:
- Carcinoma del colon-retto: 40%
- Carcinoma polmonare: 45%
- Tumori del distretto testa-collo: 50%
- Carcinoma gastro-esofageo: 8%
- Carcinoma pancreatico: 80%
I pazienti affetti da tumore del colon-retto hanno caratteristiche nutrizionali molto variabili, perciò è fondamentale un corretto inquadramento per procedere con le corrette indicazioni nutrizionali e, soprattutto, con la più appropriata eventuale integrazione energetico-proteico-minerale con i cosiddetti supplementi nutrizionali orali.
In generale, il tumore al colon-retto non si accompagna a un deterioramento dello stato nutrizionale nelle fasi iniziali della patologia (I-III stadio), quindi molto spesso la malnutrizione è presente come rischio implicito. Tanto più che molti pazienti affetti da questa patologia hanno un’anamnesi alimentare che denota un’alimentazione non equilibrata, povera di fibre, ricca magari di grassi saturi, dolci o alcol o di cibi molto processati industrialmente e, pertanto, non di rado al momento della diagnosi sono in sovrappeso.
Se invece la patologia è diagnosticata già in uno stadio avanzato (IV), allora la situazione cambia radicalmente: è importante intervenire a livello nutrizionale per mettere il paziente nelle migliori condizioni per poter:
- sostenere le terapie, evitando all’oncologo, ad esempio, di far saltare i cicli di chemioterapia o di ridurre la dose dei farmaci
- ridurre gli effetti collaterali delle stesse terapie
- ridurre le complicanze derivanti da un eventuale intervento chirurgico
Perché se ho un tumore rischio di perdere peso?
La malnutrizione nel paziente oncologico può instaurarsi essenzialmente per tre ragioni:
- Aumentato catabolismo proteico, cioè aumentato dispendio causato dalla patologia stessa, poiché anche l’organismo la combatte e, dunque, vi è un maggiore coinvolgimento del sistema immunitario, con aumentati fabbisogni energetico-proteici
- Riduzione dell’assorbimento, per via di un malfunzionamento dell’apparato digerente (in questo caso, è da valutare con l’oncologo l’intervento del dietologo per il passaggio a una nutrizione artificiale)
- Riduzione dell’appetito (anoressia), a causa della patologia o delle terapie ad essa collegate, che possono determinare nausea, vomito o diarrea, ad esempio
Sommandosi, queste condizioni possono accelerare l’ingresso del paziente in uno stato di forte deperimento organico (cachessia) con eventuale perdita di funzione (sarcopenia).
Idealmente il paziente dovrebbe essere preso in carico dal nutrizionista dal momento stesso in cui riceve la diagnosi, perché la precocità dell’intervento nutrizionale può fare la differenza.
Come devo mangiare dopo l’operazione?
Dopo un intervento chirurgico di resezione al colon è importante personalizzare le indicazioni nutrizionali, valutando il supporto di prodotti facilmente assorbibili, introducendo gradualmente gli alimenti e assumendo i liquidi lontano dai pasti principali, per non velocizzare troppo il transito intestinale, che potrebbe essere alterato.
Nei pazienti sottoposti a chirurgia, la terapia d’elezione per questa patologia, può rendersi necessaria talvolta l’applicazione di una colostomia, cioè la deviazione del colon verso un’apertura sull’addome. In questi casi bisognerà prestare attenzione anche alla consistenza degli alimenti e alla loro potenziale capacità di produrre gas intestinali e/o cattivi odori.
In ogni caso, considerata la grande variabilità individuale (ogni paziente ha una storia a sé e potrebbe tollerare meglio alcuni alimenti rispetto ad altri) è importante che il paziente riceva una consulenza nutrizionale personalizzata, preferibilmente accompagnata da una bioimpedenziometria vettoriale, così da ridurre al minimo i suoi disagi e aiutarlo nel percorso di cura.